In generale, quando si parla di frode riferita alla falsificazione di documenti, si pensa che chi ha subito la frode sia la vittima che ne esce danneggiata.
In apparenza, naturalmente, sì.
Ma se continui a leggere grazie ad alcuni casi reali capiraicome un'azienda o entità che ha subito una frode documentale può passare dall'essere vittima all’essere complice di attività criminali.
Primo caso reale:
Un'Azienda di credito per cui lavoriamo decide di concedere un prestito a un cliente. Durante il processo KYC (Know Your Client) di identificazione personale e verifica dell'identità del cliente, il soggetto è stato registrato nel sistema con un documento contraffatto. Successivamente, quest'ultimo non restituisce l'importo del credito.
In questo caso sarà la mia azienda ad essere finanziariamente danneggiata.
Ma solo in questa prima fase.
Le istituzioni finanziarie (banche e società di credito al consumo) e le Telco, come tutte le altre attività economiche, hanno come obiettivo quello di incrementare i benefici anche riducendo le perdite.
E le perdite (dovute a frodi o altri fattori economici di altra natura) variano statisticamente tra l'1,8 e il 4,5% del totale fatturato.
In questo senso, un modo efficace per coprirle è aumentare i costi di gestione dei propri servizi a tutti i clienti durante l'esercizio successivo.
Quindi, le vittime non sono più le istituzioni finanziarie e le Telco, piuttosto i loro clienti onesti.
Ciò accade perché le perdite subite sono "generosamente" ridistribuite tra gli utenti che fanno affidamento sui loro servizi e pagano puntualmente.
Uno strano modo di ringraziare i clienti che hanno dimostrato la loro lealtà e onestà all’azienda anno dopo anno, vero?!
Purtroppo, questo non è il danno maggiore tra tutti quelli che il reato di falsificazione documentale possa causare.
Oggi, è ampiamente dimostrato che la falsificazione dei documenti è uno dei mezzi utilizzati più frequentemente per ottenere profitti veloci a basso rischio e che consentono di finanziare altre attività illecite come il riciclaggio di denaro, il finanziamento del terrorismo e l'immigrazione clandestina
Ma de c'è forse dell'altro?
Ancora due casi reali che non possiamo trascurare:
I terroristi che nel 2017 hanno compiuto l'attentato a Barcellona.
Questi criminali hanno ottenuto i mezzi finanziari e logistici per portare a termine il loro nefsto progetto anche grazie all'uso di documentazione falsificata ed hanno causato la morte di 16 persone oltre al ferimento di altre 150.
Nello stesso anno, un cittadino tunisino (attualmente incriminato in un paese dell'UE per attività di finanziamento del terrorismo islamico) aveva capito quanto potesse essere straordinariamente facile reperire documenti di identità falsi e ottenere così il denaro necessario per finanziare la "causa" dell'ISIS.
Dopo essersi procurato dei documenti falsi (carte d'identità, passaporti e patenti) e alcune carte di credito clonate, in meno di 15 mesi ha noleggiato in diversi Paesi dell’UE oltre 30 veicoli di media e alta gamma da diverse società di noleggio (le più conosciute), li aveva trasferiti in Tunisia e successivamente consegnati al DAESH in Libia.
Questo caso ha comportato un danno economico di oltre 1,5 milioni di euro, causato da un investimento iniziale inferiore a 8.000 euro in falsificazione documentale. In altre parole, ha ottenuto un rendimento annuo di circa il 15.000%.
Si è dovuto solo presentare ad uno sportello di una società di noleggio di veicoli, esibire i documenti contraffatti e le carte di credito clonate e ottenere in cambio vetture dal valore di oltre 50.000 euro, pronte per essere ritirate nel parcheggio.
Questo presunto criminale ha ripetuto lo stesso modus operandi durante due anni.
Se i documenti falsi da lui utilizzati la prima volta fossero stati verificati da un sistema di controllo documentale, questo passaggio sarebbe stato sufficiente a individuare la frode ed evitare l'ingente danno causato.
Forse, la convalida della sua identità sarebbe servita a fermare questo presunto delinquente in quel preciso momento. E in questo caso, il soggetto non avrebbe dedicato due anni della sua vita a commettere sistematicamente la stessa tipologia di frode.
Le aziende sono vittime o complici della falsificazione documentale?
La risposta che un'azienda può dare a questa domanda, è in grado di determinare in modo categorico le misure che questa adotterà per prevenire il riciclaggio di denaro e combattere contro il finanziamento del terrorismo in futuro.
Fino a quando le aziende penseranno di essere le "vittime finali" della contraffazione dei documenti (o saranno considerate come tali), l'attività economica potrebbe continuare ad andare avanti così come sempre ha fatto fino ad ora, senza adottare in molti casi le misure antifrode richieste dalla legge.
La verità è che uno dei principali problemi che affligge le aziende private del settore finanziario è il rispetto della "V Direttiva CE" (o legge sulla prevenzione del riciclaggio e del finanziamento del terrorismo) che richiede loro di realizzare un approfondito controllo d’identità dei propri potenziali clienti.
In questo senso, cosa accadrebbe se un giudice interpretasse la mancanza di un affidabile verifica documentale durante il processo di KYC da parte di una società in maniera tale da renderla complice del delitto imputato ad un criminale o a un'organizzazione terrorista?
Chi difenderà queste aziende una potenziale "class action" ed eviterà loro di pagare le eventuali indennità multimilionarie alle vere vittime di detti reati?
Inoltre, decidere di non adottare misure antifrode in un dato momento può significare che si sta collaborando con delinquenti o terroristi per commettere i loro crimini, pur senza esserne consapevoli.
Per questo motivo, il mancato rispetto della "V Direttiva CE" o l'assenza di misure precauzionali rispetto alla reale identità dei clienti possono essere devastanti per l'economia di qualsiasi azienda.